Stuprata a 27 anni durante la guerra: il risarcimento arriva oggi che ne ha quasi 100

Una donna italiana ha finalmente ottenuto giustizia dopo essere stata violentata durante la Seconda Guerra mondiale, dai soldati nordafricani che 'festeggiavano' la Liberazione dai nazisti. Oggi la donna ha 98 anni.

Ha dovuto attendere 71 anni per ottenere giustizia. Rosa, il cui cognome è tutelato per questioni di privacy, fu violentata il 22 maggio del 1944. Era la fine della Seconda guerra mondiale e diversi paesi del basso Lazio, che attendevano gli americani liberatori si trovarono in balia dei goumiers, le truppe nord-africane ai comandi del generale francese Alphone Juin. Passate alla storia come le Marocchinate, ovvero gli stupri e le violenze sessuali perpetrati in poco più di due settimane dai soldati marocchini, tunisini e algerini come premio per aver scacciato i tedeschi, causarono migliaia di vittime tra le donne e i bambini del Lazio. Peraltro la ragion di Stato (Italia, alleata dei nazisti, uscita sconfitta dalla guerra e Francia vincente) tenne a lungo celate le barbarie subite da quei paesi della Ciociaria ai piedi dei monti Aurunci. Ma non mancarono le denunce alla polizia, tra cui quella di Rosa. Per la donna era appena cominciato un lunghissimo percorso fatto di battaglie legali, indennizzi di guerra e pensioni d’invalidità, che si sarebbe concluso solo 71 anni dopo. Una battaglia legale durata 71 anni

Oggi Rosa ha quasi 100 e per quegli orrori è stata finalmente risarcita. Nel 1992 alla signora era stata riconosciuta la pensione di guerra di ottava categoria per “l’infermità da stato nevrotico” contratta a causa della violenza sessuale subita nel periodo bellico. Ma Rosa non voleva accontentarsi. Voleva che fosse quantificato in un indennizzo monetario anche il danno non patrimoniale. Ovvero i traumi conseguenti allo stupro. Alla fine, tra appelli e impugnazioni, è stata la Corte dei Conti a mettere fine alla dolorosa vicenda giudiziaria. I giudici hanno affermato che “la violenza carnale comporta la lesione di fondamentali valori di libertà e dignità̀ della persona e la loro riparazione è doverosa”. E con questa dichiarava illegittime tutte le norme, allora vigenti, che non prevedevano un indennizzo “per i danni non patrimoniali patiti dalle vittime di violenze carnali consumate in occasione di fatti bellici”. La Corte dei Conti ha stabilito che la donna potrà percepire la pensione di guerra di quarta categoria invece che l’ottava. Troppo tardi probabilmente per provare a godersi una vita ormai trascorsa con quel drammatico ricordo. In tempo forse per aiutare eventuali eredi. La quantità di denaro deve essere ancora stabilita.

Tratto da www.fanpage.it ©

Biagio Chiariello, 24 Settembre 2015