Successo per la mostra al “Matzem” dello scultore Antonello Alloro

In via Ambrogio Machin, al numero civico 47, una mostra tutta da vedere e interpretare.

Fra i numerosissimi eventi organizzati per il mese di Dicembre merita una particolare segnalazione la Mostra “Al Matzem”, allestita dallo scultore algherese Antonello Alloro. Una vera sorpresa per quanti percorrono la via Ambrogio Machin: il numero civico 47 consente ai passanti la possibilità di sbirciare i lavori dell’artista, noto Lu Canongia. Dopo una sommaria visione una buona percentuale di passanti decide per chiedere allo scultore qualche curiosità che la maggior parte delle opere sottendono nel corso della realizzazione definitiva. Un lavoro certosino, frutto della trentennale esperienza artigianale di muratore e restauratore, finalizzato ad amalgamare il ferro al cemento, sabbia e resina. Una quindicina di opere adagiate in altrettanti espositori lignei che valorizzano ancor più le sculture rifinite e colorate in maniera originalissima da suscitare meraviglia e apprezzamenti sulla scultura.

Quindici opere d’arte sorrette da altrettante tematiche studiate e portate avanti dall’autore. Oltre la materia. Falsa giovinezza. Farsi male si invecchia. Giochi d’infanzia: La Bicicletta. La Fionda. La Ruota. La Fionda. La danza. Il Libro della donna. La contorsionista. Il Tosatore. Parlando di uno scultore sardo non poteva certamente mancare una figura tipica del luogo, il Tosatore. Ogni artista nel corso degli anni di produzione crea un elemento che lo avvicini più al proprio luogo natio. Ciò succede soprattutto ai passi iniziali di un artista. Questo perché si cerca spesso un punto da cui partire , una fonte di ispirazione nella natura e nella vita quotidiana. Così nasce la figura del tosatore colto in ginocchio intento a tosare la pecora sdraiata sul terreno. Non mancano elementi tipici di questa tradizione sarda partendo dal vestiario dell’uomo, allo strumento utilizzato per il lavoro e finendo con i colori sempre coerenti alle tematiche affrontate: in questo caso il dorato rappresenta la grande qualità e l’accuratezza del lavoro.

Le Comari. Quest’opera può essere considerata come un cupo tuffo nella tradizione, negli usi o semplicemente nelle interiorità del proprio territorio. Quei tratti che sono sempre esistiti, esistono e non smetteranno di esistere perché le pettegole dei diversi paesi,riflessi nei copricapi delle donne, non si stancheranno di incontrarsi solo per potersi scambiare le poche ma essenziali informazioni udite per strada e dal proprio droghiere. Ci troviamo nel bel mezzo della conversazione in corso tra le giovani donne che accorgendosi dell’attenzione dell’osservatore interrompono l’articolato discorso, con un leggero sorriso sulle labbra non ancora scomparso, e suscitato dalle storie condivise fissano lo spettatore, dritto negli occhi facendolo quasi sentirsi di troppo e invitandolo ad andarsene.

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19 Dicembre 2016