Tagli al bilancio, la provincia: “a rischio il diritto allo studio”

«I tagli patiti dalle Province a opera del governo Monti minacciano il diritto allo studio, deve intervenire la Regione». È l’sos lanciato questa mattina dal presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, e dall’assessore provinciale dell’Istruzione, Rosario Musmeci. Numeri alla mano, parlano di quello che potrebbe succedere nelle scuole del Nord Ovest Sardegna già dal prossimo anno, ma l’appello rivolto al presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, e all’assessore regionale dell’Istruzione, Sergio Milia, «riguarda l’intero sistema scolastico regionale», come precisano Giudici e Musmeci.

Lo scorso ottobre presidente e assessore avevano scritto ai loro omologhi regionali per chiedere che venisse adeguato il finanziamento del governo isolano in favore dei servizi di assistenza specialistica, di assistenza di base e di trasporto degli studenti disabili che frequentano le scuole superiori della Provincia di Sassari.  Avevano spiegato a Cappellacci e Milia che nell’ultimo quadriennio i beneficiari dei servizi di assistenza sono passati da 60 a 130, mentre quelli che usufruiscono dei trasporti sono aumentati da 40 a 60. Avevano riferito anche che nell’ultimo anno l’aumento degli studenti cui sono destinati i servizi in questione era stato del 30%. Eppure le risorse erano passate dai 770mila euro del primo anno a 1milione e 150mila euro per lo scorso anno: una somma dichiarata insufficiente già per quest’anno e garantita prevalentemente dalle casse provinciali.

«Figuriamoci cosà sarà il prossimo anno», è la preoccupazione manifestata oggi da Alessandra Giudici e Rosario Musmeci. «Dopo le decisioni prese da Roma, la Provincia non dispone più delle risorse necessarie – aggiunge il presidente Giudici – e se la Regione non interviene si rischia di negare il diritto allo studio a un numero di studenti che prevedibilmente aumenterà». Da un’indagine già compiuta, il numero di studenti disabili che si appresta a completare il corso della scuola dell’obbligo è superiore a quello degli studenti che finiranno entro quest’anno le scuole superiori. «Le risorse, già scarse, dovranno aumentare sensibilmente – chiede l’assessore Musmeci – a maggior ragione adesso che sappiamo per certo di non disporre delle risorse finanziarie che l’anno scorso abbiamo dedicato per garantire questo delicato servizio». La drastica diminuzione dei trasferimenti dallo Stato alle Province sta complicando la vita dell’ente di piazza d’Italia, alle prese con un bilancio di previsione al quale mancano – come aveva denunciato dieci giorni il presidente insieme all’assessore delle Finanze, Enrico Daga – 23milioni di euro tra esigenze primarie denunciate dai vari settori e risorse realmente disponibili.

Ma i problemi dei servizi offerti per favorire la partecipazione degli studenti disabili alla filiera dell’istruzione non sono i soli. «A queste condizioni, si rischia di lasciare a casa molti studenti che frequentano istituti situati in centri diversi da quelli in cui vivono», avverte Musmeci per sensibilizzare la Regione a farsi carico del vuoto prodotto dal governo Monti. «Rischiano di saltare le risorse necessarie per garantire l’apertura dei convitti e le attività semiconvittuali – è il timore dell’assessore – degli allievi degli istituti professionali, la conseguenza più drammatica potrebbe essere una drastica riduzione dell’offerta formativa, che è un fenomeno che combattiamo al pari della dispersione scolastica per le loro evidenti ripercussioni negative sul tessuto sociale, economico e culturale del nostro territorio».

D’altronde, è l’ultima riflessione di Alessandra Giudici e Rosario Musmeci, «è inutile tenere aperte le scuole se non si possono garantire al loro interno tutte le attività formative necessarie a un buon percorso di crescita e di professionalizzazione». Tradotto, «corriamo il serio rischio di non poter garantire né la qualità degli edifici scolastici nel loro complesso, né la disponibilità di adeguati spazi e attrezzature per le attività pratiche e di laboratorio», afferma ancora Musmeci. Per questo motivo, «la risposta a quella lettera inviata lo scorso 17 ottobre – è l’ultimo appello di Alessandra Giudici – oggi diventa una vera e propria urgenza».

3 Maggio 2013