Marco Tedde: C’è un Alghero Migliore silura la sua stessa Amministrazione

L’intervento del movimento politico di maggioranza C’è un Alghero Migliore sulle partecipate costituisce un letale “siluro politico” contro l’Amministrazione in generale e contro l’Assessore Scanu e il Presidente della Secal Marino che, peraltro, costituisce espressione del medesimo movimento. Una pesante critica spalmata sulla gestione delle partecipate che la dice lunga sullo stato di salute dei rapporti in maggioranza. Per Secal chiede una “migliore e più determinata struttura organizzativa, accompagnata da precisi indirizzi politici” per farla diventare una “importante società di riscossione”. E’ evidente che la censura colpisce l’Assessore alle Finanze e il Presidente Marino che non riscuoterebbero il favore di C’è un Alghero Migliore quanto a indirizzi politici e gestione concreta della società. Ma l’intervento costituisce anche una “corbelleria politica” laddove sostiene che “Alghero in house” debba essere ceduta ai privati. Il movimento di sinistra dovrebbe sapere che l’equilibrio finanziario della partecipata è legato ai contributi regionali, rapportati al numero di dipendenti e ad una percentuale degli oneri diretti e riflessi, che nel 2013 sono giunti all’ultimo anno.

Non è quindi possibile pensare di trovare imprenditori privati che si sobbarchino l’onere di regalare circa qualche centinaio di migliaia di euro all’anno. L’uscita estemporanea del movimento denota anche la volontà di accantonare il problema Alghero in house e tentare di scaricarlo su altri. Un modo di amministrare la cosa pubblica pericoloso, che mette a rischio, nella fattispecie, il posto di lavoro di decine di lavoratori che nel 2008 hanno avuto la possibilità di uscire dalla precarietà proprio per effetto della costituzione di Alghero in house fatta dalla precedente Amministrazione di centrodestra. Non è possibile giocare al “risiko politico” sulla pelle di tante famiglie. Bene farebbe C’è un Alghero Migliore a proseguire sull’azione avviata dal PDL al fine di spingere il Sindaco a far pressione sulla Regione per continuare a prevedere le necessarie risorse a favore della partecipata e a proporre una ristrutturazione di Alghero in house, magari anche individuando e inserendo nel suo oggetto sociale le attività non viste con sfavore dal Legislatore che contribuirebbero a creare l’equilibrio finanziario oggi insussistente. Ma la circostanza che certifica lo stato di assoluta confusione della sinistra cittadina è che in campagna elettorale questa ha proclamato a gran voce la necessità della chiusura delle partecipate. Quelle erano “promesse da marinaio” ma, quantomeno, esprimevano la volontà di fare una scelta politica. Oggi l’Amministrazione vive nell’incertezza e si muove nella nebbia. Occorrono una vera e propria scossa e una inversione di rotta. Non può la sinistra cittadina continuare a giocare sulla pelle degli algheresi con casting e risse sulle poltrone.

22 Luglio 2013