«Trivelle, il Psd’az Alghero vota sì»
L'opinione di Mario Conoci - Psd'Az Alghero
Insieme agli aspetti più rappresentati relativi al merito, ci sono ragioni altrettanto importanti relative a metodo. Nel merito ciò che emerge è la pretesa da parte delle compagnie petrolifere di mantenere senza termine le piattaforme esistenti più vicine alla costa, si dice, sino ad esaurimento dei giacimenti. Vista così sembrerebbe perfino ragionevole, invece la realtà è che la metà delle piattaforme esistenti sono di fatto abbandonate e producono esclusivamente il minimo per giustificarne la presenza, evitando alle compagnie l’onore pesante di smantellarle, cosa tra l’altro che impegnerebbe per lungo tempo molti più lavoratori di quelli oggi occupati nella loro gestione. Per quelle attive, invece, la vittoria del no consentirebbe alle compagnie di realizzare ulteriori piattaforme se funzionali a sfruttare ulteriormente il giacimento. La concessione infatti è legata al giacimento appunto e non alla piattaforma in se.
Il rischio quindi di vedere sorgere entro le 12 miglia dalla costa ulteriori piattaforme non è per nulla escluso come vogliono farci credere. La ulteriore ragione a sostegno del SI riguarda, inoltre, la irrisoria quantità di petrolio o gas che viene estratto e che contribuisce in minima parte a fabbisogno nazionale. Per una così limitata quantità non ha dunque senso correre rischi ambientali, che sarebbero catastrofici in caso di incidente oltre che per la salvaguardia del nostro mare anche per il turismo e la pesca, che in termini di sviluppo ed occupazione garantiscono risorse ed occupazione molto superiori a quelle delle piattaforme. Un incidente sarebbe evidentemente un danno enorme per il nostro mare, per il nostro turismo e la nostra pesca. Un rischio questo che non si può correre. Si può aggiungere, infine, che piuttosto che indirizzare ulteriori sforzi verso l’estrazione di combustibile fossile dovrebbe essere favorita, anche con la dismissione delle piattaforme, la produzione di energia da fonti rinnovabili per le quali l’Italia deve e può fare ancora molti passi in avanti.
Queste sono solo alcune delle motivazioni di merito che da sole sarebbero sufficienti per votare SI. Esiste però una non meno forte ragione di metodo che con la vittoria del SI bisogna assolutamente affermare. Il governo italiano, infatti, se vincesse il no o peggio l’astensione, vedrebbe aprirsi la strada per decidere, su questa e su molte altre materie, con propri atti normativi in modo autonomo, saltando i pareri ed il confronto con le autonomie locali, con i territori e con tutti i soggetti portatori di legittimi interessi coinvolti dalle decisioni del governo su tali materie. Ci sarebbe, in buona sostanza, una accelerazione verso la centralizzazione statalista delle decisioni con una conseguente marginalizzazione dei territori e dei cittadini che vi abitano. Questo è un rischio altrettanto grave che bisogna evitare sconfiggendo con il SI questo tentativo del governo che, viste anche le recenti vicende che hanno portato alle dimissioni del ministro Guidi per lo scandalo della Basilicata, non garantisce certamente i diritti dei cittadini, ma piuttosto privilegia gli interessi dei grandi gruppi di potere, siano essi dell’energia, dei trasporti o bancari.
Per la Sardegna questo è un rischio ancora peggiore rispetto all’Italia. Per la Sardegna la sottrazione di sovranità, che anche con questo referendum si determinerebbe, sarebbe l’anticamera della perdita della sua “specialità” e della sua “autonomia” e consentirebbe, con una decisione presa a Roma, di passare sopra la testa dei Sardi imponendo sul nostro territorio qualunque nefandezza. Per contrastare tutto questo, avvallato tragicamente ed in modo scellerato persino dal presidente Pigliaru, abbiamo una sola via: quella di invitare tutti i sardi a votare e naturalmente di votare SI.