Un commento sui risultati elettorali
Scrivo questo pezzo ‘a caldo’, poco dopo aver appreso della affermazione strepitosa del Movimento 5 Stelle. Affermazione prevista anche se non in maniera così massiccia. Non mi addentro nella analisi del voto e lascio questo compito ai famosi politologi. Io, infatti, non sono un politologo, ma un uomo qualunque che cerca di farsi una idea di ciò che accade. Mi preoccupa il fatto che , prima di formare un nuovo Governo, se mai si formerà, inizierà il rito delle snervanti consultazioni del Capo dello Stato, che porteranno via un sacco di tempo. E noi, in questo momento, di tutto abbiamo bisogno, tranne che di restare a lungo senza Governo.
E’ ovvio che provo invidia per tutti quegli Stati in cui, subito dopo le elezioni, si sa chi governerà e con quale squadra. Aggiungo di non aver votato per Grillo e di aver, comunque, tracciato sulla scheda una croce molto incerta perché scritta con mano tremolante, pur non soffrendo del Parkinson. E’ la prima volta nella mia vita, e voto da 45 anni, che ho dato la mia preferenza “turandomi il naso” e…. non solo!… Non so cosa succederà dopo queste elezioni, chi avrà l’incarico di formare il Governo, con quale maggioranza si presenterà in Parlamento, se riuscirà a governare etc. etc. etc. Temo di non essere l’unico a nutrire queste incertezze. Di una cosa, però, sono certo: nessuno ha il diritto di insultare chi ha votato per Grillo, ricorrendo alla vecchia e stantia formula che “gli italiani (gli altri italiani, sempre gli altri, beninteso, quelli che non hanno votato come noi) sono degli immaturi, che votano guidati dalla emotività irrazionale e forse, dalla pancia, o dal mal di pancia o da chissà quale oscuro e illecito interesse. Non mi va, cioè, che si affermi che gli altri, quelli che non hanno votato come noi , siano persone che non hanno capito niente e che si sono lasciate abbindolare da l’ultimo gigione che si è presentato sulla scena.
Mi domando, piuttosto, perché i rappresentanti dei partiti “tradizionali”, che francamente troverei più appropriato definire conservatori o, addirittura reazionari, non si pongono la domanda del ‘perché’ si affermino i movimenti che li contestano. Perché non si chiedono cosa hanno fatto, di concreto, per arrestare il malcontento, cosa hanno offerto di nuovo all’elettorato per far uscire l’Italia dalle secche in cui l’ha fatta arenare una classe politica che si è fossilizzata in un sistema fallito e decotto. Quali sono le proposte, serie e concrete, per riformare lo Stato e dargli un governo democratico e stabile, non in balia di questo o quel gruppuscolo o centro di potere o , addirittura, di questo o quel personaggio più o meno presentabile. Cosa si propone per togliere il tappeto sotto ai piedi dei padroni dei partiti, per rendere la Giustizia più efficiente e meno politicizzata, per ridurre i lacci e i costi di una burocrazia obsoleta e elefantiaca, per modernizzare scuola e istruzione, per far funzionare la sanità, per far partecipare in modo determinante l’uomo qualunque alla vita politica. Cosa si propone, last but not least, direbbero gli inglesi, per far rientrare un debito pubblico in continuo aumento, per rilanciare l’economia e il lavoro. … O io sono poco informato o in questa campagna elettorale sono mancate proposte concrete su questi temi.
Certo ci sono stati molti ‘spot’ pubblicitari emessi a piene mani da chi ci voleva abbindolare con la promessa fumosa di ridurre le tasse o di creare posti di lavoro a iosa, ma senza spiegarci come e dove recuperare i mezzi per finanziare quelle mirabolanti promesse. A parte qualche urlo scomposto e l’elencazione dei nostri mali, di serio, però, non ho sentito proprio niente da nessuno, neppure da Grillo e, ancor meno, dai suoi muti accoliti. Ciò è forse dovuto al fatto che, con l’età, sono diventato un po’ sordo e piuttosto Choosy e diffidente e, magari rimbambito? Non vi sembra ovvio, comunque, pochi lettori che mi seguite, che in una situazione del genere si affermino i movimenti di protesta? Non è forse vero che nella storia, fin dai tempi dell’antica Roma, è successo che, quando una classe politica si mostrava incapace di fare delle riforme che rendessero adeguata la vita politica alle esigenze dei tempi, sono sempre sorti dei capi popolo che hanno cavalcato il malcontento? In Italia ciò è successo anche nella storia recente, quando milioni di cittadini, scontenti per tante inefficienze e ingiustizie, votavano per partiti asserviti alle peggiori e fallimentari dittature presenti allora sulla scena del mondo. Personalmente, comunque, non mi sento di offendere chi, allora, protestava in quel mondo. Semmai me la prendo con la classe politica dominante, incapace di capire, fin da allora, che il sistema era inefficiente e stava entrando nella crisi che si scatenò con tangentopoli.
Per gli stessi motivi oggi non me la prendo con gli elettori “grillini”, per quanto non condivida una acca di quanto va strillando il loro guru. Faccio, anzi, a loro i miei complimenti per la loro affermazione. Con la speranza di non dover presto fare le condoglianze all’Italia.