Un gestore unico per l’area portuale?
Non può essere passata inosservata la notizia apparsa il 5 ottobre scorso su un quotidiano locale, in merito alla presentazione, da parte di una società denominata Marina di Alghero srl, facente capo alla Marinedì spa, di una richiesta per ottenere la concessione totale del porto di Alghero. Se per caso fosse passata inosservata è necessario, anzi fondamentale, che se ne parli e che la città, alla quale potrebbe essere sottratto il porto attorno al quale mille anni fa è nata, abbia la possibilità di essere messa nella condizione di sapere. Si può essere indifferenti anche solo ad una ipotesi come questa? Certamente no. Tuttavia la società Marinedì Spa per molti mesi ha girato per le fiere e i saloni nautici in tutta Europa, ospitata nello stand della Regione Sardegna, annunciando la prossima acquisizione della concessione del porto di Alghero, a quanto pare, però, senza che avesse ancora presentato la richiesta di concessione e soprattutto senza che in modo aperto e trasparente questa ipotesi sia stata presentata, discussa, concordata con tutti coloro i quali nel porto di Alghero, nel nostro porto, operano, direttamente o indirettamente, lo frequentano per avere ormeggiata una imbarcazione o semplicemente vi passeggiano; in pratica senza discutere con la città.
L’aver presentato in questo momento la richiesta potrebbe essere motivato dal fatto che mai come oggi l’amministrazione comunale attraversa una fase di debolezza che potrebbe rendere più facile non trovare resistenze da chi dovrebbe essere il difensore primo del porto e degli interessi degli algheresi? Se così fosse, questa deve essere l’occasione perché la città nel suo complesso, dalla politica, agli imprenditori, alle associazioni di categoria, alle associazioni di settore ma anche a tutte le espressioni sociali e culturali della città si uniscano per affrontare una battaglia sulla identità, sulla autonomia, sulla storia, sulla cultura, sulla economia di Alghero, che non può essere “data in concessione” a favore di una società che, a giudicare dall’articolo pubblicato dal quotidiano, avrebbe contorni poco definiti e comunque viene governata lontano dalla città.
Il porto rappresenta, più e meglio di ogni altra cosa, il passato, il presente ed il futuro della nostra città. Non è vero che il porto oggi non produce occupazione e posti di lavoro, che non svolge le funzioni che gli sono proprie e che, dunque, perché lo faccia c’è bisogno dei “grandi” imprenditori che vengono da fuori per portare promesse di sviluppo, di investimenti, di buona gestione, di occupazione, eccetera eccetera. Il nostro porto può e deve crescere, può dare alla città di più e meglio di quanto non faccia oggi, ma non si parte da zero, e soprattutto questo può essere fatto ad Alghero, con le intelligenze e le capacità di cui la città dispone, senza vedere andare via le risorse che il porto è in grado di produrre.
C’è molto da discutere e tantissimo da approfondire, ma soprattutto c’è bisogno della rivendicazione forte di autodeterminazione da parte della città rispetto ad una vicenda dalla quale rischia di essere completamente esclusa e fare da semplice spettatrice. Non è per fare inutile allarmismo ma oggi c’è il rischio che tutto venga deciso in un assessorato regionale, magari con il “silenzioso assenso” di chi dovrebbe vigliare a tutela degli interessi della propria comunità, passando come nulla fosse sopra mille anni di storia. Oggi più che mai è necessario rilanciare una battaglia per la devoluzione da parte della Regione del demanio del nostro porto alla nostra comunità, cioè al Comune di Alghero, in modo che ogni decisione che lo riguarda vanga presa dagli algheresi, in piena trasparenza e partecipazione e che le responsabilità di ogni decisione vengano assunte in modo chiaro e condiviso.
Purtroppo tutto questo avviene mentre il sindaco, l’amministrazione e il Consiglio Comunale sono impegnati nella più incredibile crisi politica che Alghero abbia mai visto, e nessuno si occupa del ruolo che il Comune ha il dovere di svolgere anche sul futuro del porto, anzi mentre addirittura sembra che l’amministrazione voglia disimpegnarsi dal Consorzio del Porto che invece può essere lo strumento attraverso il quale unire le forze, pubbliche e private, per programmare lo sviluppo futuro. È necessario, oggi più che mai, coinvolgere e mobilitare in un dibattito pubblico sul porto tutte le forze attive della città. Alghero mille anni fa è nata attorno al suo porto, il porto è Alghero e Alghero è il porto. Tutto questo non può essere dato “in concessione”, è in gioco la nostra storia, della nostra identità, il nostro futuro.