Un libro che raffigura gli antichi mestieri

L’idea di questo libro nasce dalla volontà di valorizzare e divulgare la ricerca fotografica di Salvatore E. Masala che, nel corso degli anni ’70 ed ’80 ha documentato in modo sistematico i mestieri artigiani. Le immagini, scelte da un fondo composto da oltre cento fotografie in bianco e nero scattate con tecnica analogica, sono caratterizzate, oltre che di un alto valore documentale, da un’intensa forza espressiva frutto della particolare sensibilità artistica dell’autore. Al racconto delle immagini si associa quello delle parole curato dallo storico Sandro Ruju, il quale con la sua grande abilità nel valorizzare le fonti orali, riesce a guidare l’interessante racconto dei protagonisti evidenziando i contenuti e le problematiche dei rispettivi mestieri. Il corpo narrativo del libro è i quindi costituito da quindici interviste, che spaziano dalle produzioni agroalimentari all’artigianato artistico senza dimenticare quei mestieri semplici ma di antica sapienza, atti alle produzioni o riparazioni di oggetti d’uso quotidiano.
L’elemento caratterizzante che emerge da questi racconti è la grande passione, la sensibilità artistica ed il sapiente uso degli utensili, primo fra tutti le mani, ma anche le mille difficoltà, affrontate spesso in perfetta solitudine, nella gestione della propria attività, nell’esigenza di rendere economicamente produttivo il proprio lavoro.
La produzione del volume è stata sostenuta da Camera di Commercio, Provincia e Comune di Sassari.

I protagonisti
Lo stagnino – Salvatore Luzzu, classe 1930
”A me piace ingegnarmi. È così che ho ideato questo attrezzo che serve per separare le olive dalle foglie”
Il giardiniere – Bruno Casu, classe 1929 “Oggi si comincia a vivere! Quel giorno cominciavano le scuole e per noi ragazzini di campagna significava la liberazione dal dover zappare”
Il calzolaio – Pietro Morittu, classe 1903
”Un tempo tutte le scarpe venivano fatte dei calzolai, a mano, anche quelle della prima comunione”
Il pellettiere – Gavino Sanna, classe 1954
”Mi è arrivata la voce che stavano aprendo un laboratorio con parecchi artigiani (…) Ed io allora mi sono detto: questa è la storia che fa per me!”
Il coltellinaio – Mario Salvatore Fogarizzu (noto Boiteddu), classe 1943
”Alla base del lavoro di un bravo coltellinaio c’è una grande esperienza nella forgiatura”
Il sellaio – Franco Divona, classe 1950
”Mio figlio, che ancora fa questo lavoro, è depositario di cento anni di esperienza”
Il sugheraio – Salvatore Macciocco, classe 1904
”Un tempo chi era sugheraio ci teneva che lo fosse anche il figlio, perché la nostra era una classe evoluta rispetto agli altri lavoratori”
Gli ortolani – Giovanni e Antonio Salis, fratelli nati rispettivamente nel 1932 e nel 1942
”Anche il babbo di nostro nonno, che ha vissuto quando esisteva Garibaldi, era ortolano”
Il cavallante – Gavino Solinas, classe 1942 “La totale sintonia sul lavoro tra il cavallante e il suo animale era normale”
Il carbonaio – Simone Addis, classe 1938
”Questo lavoro ci è stato insegnato anticamente dai corsicani, quando sono venuti ad imparare la nostra gente”
Le tessitrici – Maria Manca (1948) – Mariella Runchina (1966) – Nicolosa Sardu (1950)
”Ad Osilo quasi tutte le donne lavoravano al telaio, alcune in casa altre in gruppi organizzati”
Il tornitore del legno – Gavino Spina, classe 1944
”C’era una bellissima tradizione a Sassari e c’erano tanti falegnami, uno più bravo dell’altro: li ciappini non esistiani tandu”
Il mugnaio – Mario Sanna
”La donna aveva un ruolo di primaria importanza: era lei infatti che, con l’aiuto dei figli, guidava il mulino durante la maggior parte della giornata”
Il fabbro – Gianuario Ru, classe 1916
”Allora paga no vinn’era pa li pizzinni! Anzi la paga erano soli 50 centesimi alle feste comandate”
La cestinaia e negoziante – Maria Mela, classe 1943
”Avevo molta passione per questo lavoro: i cestini li facevo non tanto, o non soltanto, per venderli, ma soprattutto perché avevo il gusto del cestino bello”

6 Dicembre 2013