“Un lungo, immenso e ragionevole sregolamento di tutti i sensi”. Addio Diodato
Passeggi fiero ed eterno nella tua città storica Diodato. L'ultimo saluto ad un grande artista indimenticabile.
Camminava come se stesse scrivendo musica per un quartetto d’archi. Fiero, consapevole del suo estro, e di quei progetti che lo annoverano tra il parterre dei più grandi maestri di musica classica contemporanea. Josè Sinisterra, Teresa catalàn, Diego fernandez Magdaleno, artisti del loro calibro hanno lavorato con lui, dando vita a grandi eventi di carattere internazionale, sicuramente di nicchia, ma di uno spessore culturale forse troppo avanti per una città che ha scelto di essere più popolare che intellettuale. Si devono fare i conti con la realtà e con il tessuto sociale, questo è anche vero. Ma la sua lotta è stata costante, lui credeva tantissimo nel suo Espiritu de Veruela, un progetto ambizioso, che poi ha spostato a Malta, curandone la direzione artistica e organizzativa. Eccentrico, sopra le righe, inconfondibile il suo dialogo con la musica. Si faceva rapire, da quando era bambino.
Il Maestro Marotta, lo ricorda quando durante i suoi insegnamenti di educazione visiva, portava il giovanissimo Diodato, trent’anni fa, quando era poco più che ventenne. Già da allora, aveva intuito che dietro quel ragazzo snello e dagli occhi azzurri, si nascondeva un prorompente talento musicale. Da una recente intervista , traspariva la sua intolleranza verso un città poco sensibile alla cultura, quella vera, quella che in altre realtà affascinava milioni di persone nel resto del mondo. E questo era un cruccio, per lui indissolubile. Non mancava mai alle performance degli amici artisti, era uno di quei pochi artisti che credeva nella sinestia delle arti, quando la musica si fonde con lo spazio, con l’arte e con la multimedialità. In netto contrsto con la superificialità, con l’ignoranza, contro la stupidità e la globalizzazione: lui amava distinguersi e odiava chi usava essere popolare pur di farsi apprezzare. Vogliamo ricordarlo così: come un grande artista, che mai ha peccato di banalità e mai si è piegato alla sterilità che vedeva intorno a se. “Un lungo immenso e ragionevole sregolamento di tutti i senzi, questa era la tua musica, questo eri tu”.