«Un mare di Sì al referendum del 17 aprile»
L'opinione di Carmelo Spada, delegato Wwf per la Sardegna
Il prossimo 17 aprile si svolgerà il referendum sul tema della ricerca e dell’estrazione di idrocarburi. E’ la prima volta, nella storia d’Italia, che istituzioni e cittadini si troveranno insieme in un referendum che vuole liberare il nostro mare dalle servitù petrolifere e emancipare il Paese dai combustibili fossili. In caso di vittoria del “SI” verebbe cancellata la norma che consente alle società petrolifere, che abbiano concessioni, di estrarre senza limiti di tempo gas e petrolio entro l’area off-limits delle 12 miglia dalla nostra costa. Se non venisse bocciata questa norma, inserita nell’ultima legge di stabilità, non ci sarà interesse a dichiarare esaurito un giacimento e procedere al costoso smantellamento delle piattaforme e alle bonifiche.
In Sardegna è palese il problema delle aree industriali dismesse e l’enorme difficoltà dell’avvio di adeguate bonifiche dai veleni di migliaia di ettari di suolo. Va ricordato che le società petrolifere godono di grandi facilitazioni fiscali, mentre la maggior parte delle piattaforme sono gestite da sistemi remoti che necessitano di pochi addetti; inoltre le quantità di greggio e gas estratte sono vendute sul mercato internazionale e qualora venissero utilizzate per il fabbisogno nazionale potrebbero coprirne una minima parte e per pochi mesi.
Il WWF per il 17 aprile chiede di votare SI perché l’Italia è il Paese più ricco d’Europa per la sua biodiversità marina: la tartaruga, la foca monaca e diverse specie di cetacei vivono ancora nel Mediterraneo. Il nostro Paese ha una rete di 27 aree marine protette e ha contribuito a istituire il Santuario internazionali dei Cetacei. Nel Mediterraneo, che costituisce lo 0,8% della superficie totale degli oceani, transita il 25% del traffico mondiale di idrocarburi. Ogni anno vi finiscono tra le 100 e le 150 mila tonnellate di idrocarburi per operazioni di routine. Negli ultimi 22 anni, a causa di 27 gravi incidenti navali, 270 mila tonnellate di idrocarburi sono finiti in un mare al quale occorrono 100 anni per un ricambio totale. Il petrolio minaccia le economie del mare e della pesca che coinvolge direttamente circa 60 mila persone; del turismo costiero vivono 47 mila esercizi e l’Italia è la meta crocieristica più ambita d’Europa.
Il WWF ha dimostrato che entro il 2050 è possibile raggiungere l’obiettivo del 100% rinnovabili, già ora il 40% dei consumi elettrici dell’Italia sono alimentati dalle fonti rinnovabili. In ambito regionale, va ricordato che il Piano Energetico si pone tra gli obiettivi la riduzione, entro il 2030, delle emissioni di CO2 del 50%. Seppure la Sardegna produca un surplus di oltre il 45% del fabbisogno energetico (eccedenza esportata attraverso i cavi sottomarini Sacoi e Sapei all’Estero e sul Continente), in contraddizione con lo stesso Piano, si vorrebbero autorizzare nuove centrali termoelettriche alimentate a carbone. Invece di cercare ancora i combustibili fossili, si dovrebbe pensare all’energia del futuro come previsto dall’impegno che l’Italia e la Sardegna hanno assunto alla COP21 di Parigi. Il Governo nazionale e quello regionale dovrebbero coerentemente scegliere la strada della decarbonizzazione dell’economia per mantenere sotto i 2 gradi l’innalzamento della temperatura sul Pianeta.