Un ricordo di Ferruccio Macciotta e di Piera Fancellu
Tre anni fa scompariva Ferruccio Macciotta e, qualche anno prima era mancata un’altra persona che, ritengo, Alghero non debba dimenticare : Piera Fancellu. Conoscevo Ferruccio da oltre cinquanta anni. Lui abitava con la sua famiglia nella villetta del prof. Scanu, situata poco lontano dall’incrocio tra il Lungomare Dante e la via Gramsci, che allora si chiamava via regina Elena. Con lui, con mio cugino e con i suoi fratelli Aldo e Geppe ci trovavamo a giocare in un triangoletto di terra dove oggi sorge un bar. Ferruccio era un ragazzino di una vivacità e di una fantasia incredibile e manifestava continuamente queste sue qualità. Siamo stati, poi, compagni di scuola per 5 anni e anche allora mostrò tutta la vitalità che lo caratterizzava. Mi vengono alla mente tanti episodi che non sto a raccontare per non appesantire troppo questo articolo. Dico solo che Ferruccio mostrò sempre una generosità, una sincerità e una bontà d’animo difficili da trovare, ieri come oggi. Dopo gli anni della scuola le vicende della vita ci hanno portato su strade diverse ma non ci siamo mai persi completamente di vista e quando, poi, fondò il periodico “La Vetrina”, a me fece piacere collaborare con lui perché mi accorsi che, malgrado il trascorrere del tempo, era rimasto uguale al ragazzo che conoscevo ed aveva trasfuso nel giornale le sue belle doti. Io credo che con “La Vetrina” (ma non solo! ), in cui potevano essere esposte tutte le opinioni, senza fare alcuna discriminazione politica o religiosa, Ferruccio abbia reso un grande servizio ad Alghero. La sua morte, perciò, l’ho sentita non solo come un dispiacere personale, ma come una perdita per tutta la città.
Conobbi, invece, Piera Fancellu alla fine degli anni ’90. Aveva fondato l’Associazione “Stella Nascente” e si era impegnata con grande intelligenza e passione per cercare di risolvere certi problemi della sanità algherese, gravissimi fin da allora. Collaborai con Lei, purtroppo molto poco e per troppo poco tempo, ma ciò bastò per farmi ammirare moltissimo la generosità con cui si batteva per le opere di solidarietà. Entrambi, sia Piera che Ferruccio, volevano una Alghero migliore, civile e solidale. Volevano una politica cittadina e una amministrazione pulite, trasparenti ed efficienti, diverse da quella che ci propongono i partiti ed i gruppi di potere che hanno messo le mani sulla città. Partiti e gruppi che, come insegna la squallida vicenda del P.U.C., a parte le differenze di facciata e le lotte dannose e feroci per la divisione delle torte, sono figli di un unico sistema che non dà voce a chi non è nel “giro” dei partiti e nel quale la volontà e l’interesse del popolo non contano un tubo. Volevano che non ci fosse posto per i troppi mestieranti della politica, con il codazzo di faccendieri, tirapiedi, ominicchi e quaquaraquà, che ruota attorno a loro. Queste cricche, infatti, ben avvinghiate alla partitocrazia, pongono una cappa di piombo che rende vano il solo parlare di regole, di liberalizzazioni, di bene comune. Così soffocano sul nascere le iniziative e le competenze che potrebbero far crescere la nostra comunità. La mia speranza è che ad Alghero possano sorgere altri Ferruccio e altre Piera e che la gente, una buona volta, si scuota di dosso il solito, timoroso, individualismo qualunquista che fa ingrassare solo i politicanti. Viceversa la città resterà immersa nel pantano in cui è stata gettata.