Una mostra per raccontare la Grande Guerra

Da sabato, al Museo Sanna a Sassari, inaugura la mostra “Nel segno di Ares. Armi di guerra, frammenti di pace”, un'occasione per celebrare il centenario del primo conflitto mondiale.

L’uomo è capace di far emergere la sua creatività ritagliandosi “momenti di pace” anche negli eventi più tragici della sua esistenza. È questo il filo rosso che attraversa tutta la mostra “Nel segno di Ares. Armi di guerra, frammenti di pace” e analizza le tematiche militari, politiche, economiche e civili che ruotano attorno al tema della guerra e all’uso delle armi, attraverso il filtro dell’archeologia e della storia. La mostra che verrà inaugurata (alla presenza del sindaco Nicola Sanna e assessora alla Cultura Monica Spanedda) al Museo nazionale Sanna sabato 9, alle ore 11, è stata promossa dal Comune di Sassari con il Polo museale della Sardegna e la collaborazione della Soprintendenza archeologica di Sassari, dall’Istituto per la storia del Risorgimento Comitato di Sassari e con il patrocinio del Comitato sardo per le celebrazioni della Grande Guerra.

Rappresenta, per l’amministrazione comunale sassarese, l’occasione per celebrare il centenario della prima guerra mondiale attraverso anche una riflessione per immagini e oggetti che sono la testimonianza di un tempo, un momento della storia fatta anche di dolore. Un’opportunità, allora, per trasmettere ai giovani, e non solo, il ricordo e il significato dei valori della pace. L’importante evento espositivo sarà visitabile sino al 15 ottobre e rappresenta uno degli eventi di punta del Maggio sassarese. Si presenta come un percorso di tipo cronologico-tematico nelle stanze del Museo: le sale con “Le armi bianche”, presentano reperti dalla preistoria al ‘900; la saletta con “La guerra di carta”, per le testimonianze del periodo più recente; “le armi da fuoco” compiono un percorso inverso, con reperti a partire dal ‘900 sino alle prime testimonianze. Infine “Segni di pace” con le opere d’arte di Iacopo Scassellati e testimonianze dal passato.

«Nelle sezioni – spiega Giuseppe Zichi che con Gabriella Gasperetti ha diretto il progetto – è possibile rintracciare, dal mondo antico fino alla Grande Guerra, un valore estetico in cimeli che dovrebbero essere espressione del “brutto” e non del “bello” in quanto strumenti di morte. Le armi, i cimeli, le fonti emerografiche, le foto, le cartoline, i documenti esposti, in gran parte inediti e reperiti soprattutto in archivi e collezioni private, permettono di interpretare la guerra attraverso una chiave di lettura orientata anche a cogliere l’aspetto artistico degli oggetti esposti. In loro vi è, seppur attraverso modalità diverse, la stessa quantità d’arte», spiega ancora l’esperto. Ma vi è anche altro, tra le motivazioni di questa mostra.

«Motivazioni – riprende Giuseppe Zichi – in parte riconducibili a quanto scriveva già nel 1916 la stessa Grazia Deledda. Il futuro premio nobel si faceva, infatti, interprete della necessità di dare una “visione esatta della guerra com’essa è” in quanto nel Paese vi era “sete di sapere, di conoscere”». La sezione della mostra dedicata alla Guerra di carta raccoglie alcune testimonianze inedite di chi ha preso parte al conflitto del 1914-1918, soprattutto cartoline e fotografie, ma anche la cronaca della guerra fatta attraverso i più significativi periodici del periodo. Non mancano neanche i giornali satirici. «Sarà l’arte contemporanea – riprende Giuseppe Zichi – a mediare la sofferenza inflitta dalle armi, con le opere di un giovane artista sassarese, Jacopo Scassellati, che propone i suoi frammenti di pace. Le sculture con in mano la colomba rappresentano quasi tutte figure femminili che ricordano Eirene, la dea della pace. «È attraverso le opere di Scassellati – conclude – che l’esposizione si allontana dalla semplice riflessione sulla storia e offre uno sguardo più complesso sull’attualità del conflitto e sulla necessità della pace, ancora oggi al centro del dibattito contemporaneo».

Redazione, 7 Maggio 2015