Università, sei proposte ai candidati Premier per il futuro del paese
“L’Italia investe appena lo 0,6% del Pil sulla ricerca – ha detto il rettore di Sassari –, contro la media Ocse attestata intorno all’1,5%. Non si possono tagliare i fondi e allo stesso tempo chiedere agli Atenei di aumentare le tasse. Per noi sarebbe un danno incalcolabile, perché gli studenti sceglierebbero altre università della penisola”.
La seconda emergenza è “il precariato dei giovani ricercatori” -ha detto ancora Mastino-, solo il 4% dei docenti italiani ha meno di 34 anni, il 22% ne ha più di 60. Circa 20mila ricercatori a tempo indeterminato non hanno prospettive, il blocco del turn over li ha fatti finire in un binario morto”.
“Chiediamo ai candidati premier un sostegno alla funzione dell’Università nel nostro Paese – ha aggiunto il rettore di Cagliari –. L’ascensore sociale non deve fermarsi, i nostri giovani sono un capitale sociale che non possiamo disperdere”. Quindi l’analisi: “Uno degli effetti della riorganizzazione – ha dettagliato Melis –, è un miglior rapporto con il territorio: chiediamo di agevolare il rapporto con le imprese. Va potenziato lo spazio per le giovani generazioni, ed evitata la fuga dei cervelli: si tratta di un patrimonio che regaliamo agli altri Paesi”.
La richiesta dei Rettori è di “rispettare l’autonomia degli Atenei – ha proseguito il rettore cagliaritano –. Siamo l’unica pubblica amministrazione finanziata sulla base di una valutazione. Siamo stati messi in competizione: chiediamo parità di condizioni e autonomia da un dirigismo ministeriale capace di creare problemi”.
Queste le proposte:
1) defiscalizzare tasse e contributi universitari per aiutare le famiglie a non dover abbandonare l’Università a causa della crisi economica;
2) assicurare la copertura totale delle borse di studio erogate da Regioni e Atenei per garantire la formazione e la mobilità studentesca;
3) abbattere l’IRAP sulle borse post-lauream e defiscalizzare gli investimenti delle imprese in ricerca per favorire la competizione nei settori ad alta intensità tecnologica;
4) finanziare posti di ricercatore da destinare ad almeno il 10% dei dottori di ricerca e togliere i vincoli al turnover per impedire l’espulsione dei giovani migliori dal Paese e il progressivo invecchiamento della docenza;
5) restituire l’autonomia responsabile all’Università rimuovendo gli attuali appesantimenti normativi per valorizzare le scelte di qualità e le vocazioni dei differenti Atenei;
6) incrementare i fondi per l’Università all’1% del PIL, ristabilendo in particolare il finanziamento statale ai livelli del 2009 e innalzando la premialità fino al 50% per ridare slancio agli Atenei, promuovere le eccellenze nei processi di valutazione, favorire la competitività a livello internazionale.