Vaccini obbligatori per i più piccoli, Sartore presenta mozione
Analoga proposta è stata fatta a Sassari e Porto Torres da due consiglieri del PD
Incoraggiare i vaccini per i più piccoli anche ad Alghero. E’ l’obiettivo della mozione presentata dal consigliere comunale della Lista Per Alghero, Pietro Sartore, e sottoscritta anche dagli altri esponenti di maggioranza, per portare anche nella nostra città il dibattito già particolarmente avviato in altre realtà. In alcune regioni, ad esempio, si è optato per l’obbligatorietà dei vaccini per l’iscrizione alle scuole dell’infanzia. Analoga mozione è stata presentata da due consiglieri del Partito Democratico, a Sassari e Porto Torres. Di seguito il testo della mozione:
MOZIONE su misure a favore dell’implementazione della pratica della vaccinazione
PREMESSO CHE
secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la salute è uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità”. In Italia si è partiti da questo assunto quando negli anni ’80 la riforma sanitaria ha affermato il ruolo fondamentale della prevenzione, introducendo vari ambiti d’interventi e sensibilizzazione ed informazione per anticipare l’insorgenza di patologie e garantire lo stato di benessere generale.
arriva finalmente il via libera della Conferenza Stato Regioni al Piano Nazionale vaccini 2017- 19 con una copertura finanziaria assicurata di 100 milioni per quest’anno, 127 per il prossimo e 186 stabilmente a partire dal 2019 in poi, prevedendo per le Regioni in difficoltà economica la nascita di un fondo nazionale per i vaccini che possa garantire un co-finanziamento.
nei nuovi LEA sono previsti nuovi vaccini e l’estensione a nuovi destinatari (Antipneumococco, anti Meningococco, Papillomavirus anche nei giovani adolescenti maschi, Rotavirus).
in questi ambiti d’intervento concetto si inseriscono le campagne vaccinali che rappresentano uno degli interventi più efficaci a disposizione della sanità pubblica per la prevenzione primaria. Tale pratica comporta benefici non solo per l’effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma anche in modo indiretto ai soggetti non vaccinati (herd immunity);
I vaccini si sono, dunque, affermati come strumento fondamentale per la riduzione della mortalità e della morbosità, modificando profondamente l’epidemiologia delle malattie infettive. L’impiego dello strumento vaccinale ha portato a risultati fondamentali come la scomparsa del vaiolo, per esempio, che l’OMS ha dichiarato eradicato l’8 maggio 1980, e della poliomielite eliminata nella regione europea dal giugno 2002;
in Italia le malattie per le quali sono state condotte vaccinazioni di massa sono pressoché eliminate (difterite, poliomielite), o ridotte ad un’incidenza molto bassa (tetano, epatite B, Haemophilus influenzae tipo b). Per altre malattie, tipiche dell’infanzia, si è pervenuti ad una veloce e costante diminuzione dell’incidenza grazie all’aumento delle coperture vaccinali (pertosse, morbillo, rosolia, parotite);
queste vaccinazioni, insieme alla vaccinazione anti influenzale per i soggetti considerati a rischio, sono per altro incluse nei livelli essenziali di assistenza (LEA);
nel nostro Paese l’obbligatorietà è stata introdotta circa 50 anni fa per 4 delle 13 vaccinazioni offerte del Servizio Sanitario, a fronte di malattie che avevano causato migliaia di morti infantili, situazioni invalidanti, temporanee o permanenti, e tantissime sofferenze:
1. Obbligatorie: poliomielite, difterite, tetano ed epatite B;
2. Raccomandate: pertosse, Hemophilus influenzae, morbillo, rosolia, parotite, meningococco C, pneumococco, influenza e, recentissimo, papillomavirus);
non essendo più riscontrabili le patologie che sono state debellate, o sensibilmente ridotte, è diminuita la percezione dell’importanza delle vaccinazioni, mentre vengono amplificati dal web messaggi allarmanti e preoccupanti sull’utilizzo dei vaccini e vengono diffuse notizie prive di fondamenti scientifici;
dal punto di vista normativo invece si sono succeduti provvedimenti, lasciando ampia discrezionalità alle istituzioni sanitarie e ai cittadini. Il decreto-legge n. 390 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 490 del 1995, ha stabilito che: l’esecuzione delle vaccinazioni obbligatorie su minori non può essere coercitivamente imposta con intervento della forza pubblica. Sono rimaste in vigore solo sanzioni pecuniarie, in verità piuttosto modeste, per chi non intendeva dare seguito alle richieste dell’amministrazione sanitaria. Il decreto ha previsto inoltre la possibilità di chiedere l’esonero dalle vaccinazioni, con certificato del pediatra di base o di medico specialista privato, non sindacabile da parte delle ASL;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 355 del 1999, recante modificazioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 1518 del 1967 in materia di vaccinazioni obbligatorie, ha inoltre introdotto l’obbligo di accettazione alla frequenza scolastica anche per i bambini non sottoposti a vaccinazione preventiva, introducendo di fatto la non obbligatorietà generalizzata;
a seguito dell’introduzione della legge costituzionale n. 3 del 2001 (Titolo V) ha assegnato alle Regioni la responsabilità, pressoché esclusiva, dell’organizzazione e della gestione del servizio sanitario, mentre allo Stato compete la definizione delle prestazioni sanitarie essenziali (LEA). Il panorama sanitario italiano quindi si presenta oggi come un mosaico estremamente variegato:
a) il Veneto ha deciso la sospensione dell’obbligo vaccinale dal 1° gennaio 2008 con la legge regionale n. 7 del 2007;
b) la Sardegna ha sospeso le sanzioni con la delibera della Giunta regionale del 16 dicembre 2008 n. 71/12;
c) il Trentino-Alto Adige ha reso facoltative le vaccinazioni dal 14 luglio 2006;
d) la Lombardia ha eliminato le sanzioni amministrative con la deliberazione della Giunta regionale n. VIII/1587 del 22 dicembre 2005;
e) la Toscana ha regolato la possibilità di iscrizione all’asilo anche senza vaccinazioni dall’8 giugno 2006;
f) il Piemonte ha cancellato l’obbligatorietà dei vaccini ed ha quindi sospeso le sanzioni dal 26 maggio 2006;
conseguentemente (dati del Ministero della salute 2013), si registra un progressivo calo della pratica vaccinale che espone al rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo e al rischio di ricomparsa di malattie non più presenti nel nostro territorio;
nel 2015 in Sardegna la media delle vaccinazioni obbligatorie in età pediatrica è attorno al 95% (Poliomielite, Difterite, Tetano, Pertosse, Epatite B*, Hemophilus influenzae di tipo B), a fronte di una media nazionale del 93%;
il 95% però è indicato come soglia limite per garantire una copertura efficace in grado di contrastare l’insorgere di malattie che si pensavano ormai debellate ed in Sardegna siamo sotto quella soglia per quanto riguarda:
1. Morbillo 87,67%
2. Parotite 87,67%
3. Rosolia 87,67%
4. Varicella 67,15%
5. Antinfluenzale 67,15%
6. Antimeningococco 83,52%
7. Anti pneumococcica 83,59%
8. Papillomavirus umano (Hpv) 38,40%
a complicare il quadro occorre osservare che sono notevolmente aumentati gli spostamenti e le migrazioni con conseguente aumento di contatti tra persone provenienti da Paesi diversi, con connesso il rischio di trasmissione di agenti patogeni di malattie trasmissibili;
per tali ragioni l’Agenzia italiana del farmaco, e l’Istituto superiore di sanità, hanno recentemente lanciato l’allarme per la forte riduzione delle coperture vaccinali nella popolazione. Una così forte riduzione equivale ad interrompere il processo di prevenzione avviato con la copertura vaccinale di massa, con la conseguenza gravissima del ripresentarsi di malattie eliminate da anni;
recentemente anche l’Associazione dei pediatri ha sollevato il problema dell’esistenza in Italia di un sistema vaccinale non uniforme con diversità di piccola entità in alcuni casi, ma anche in misura più rilevante in altri, chiedendo l’istituzione di un sistema vaccinale unico;
CONSIDERATO CHE:
il calo della pratica vaccinale è da ascrivere a cause diverse, in primis il diffondersi negli ultimi anni di molti comitati anti vaccinali che diramano informazioni generiche, spesso di tipo allarmistico, sui rischi che possono derivare dalle vaccinazioni, peraltro non suffragate da adeguate evidenze scientifiche;
si registrano inoltre iniziative da parte di figure istituzionali (amministratori) e professionali (medici) che in piena autonomia impartiscono informazioni che si limitano ad evidenziare aspetti negativi (pochi) della pratica vaccinale tralasciando gli indubbi risultati (molti) che la diffusione delle vaccinazioni ha consentito di raggiungere;
non da meno sono i riferimenti a studi e ricerche, smentiti dalla comunità scientifiche, che mettono in relazione vaccinazione ed autismo. Si è inoltre progressivamente diffusa tra i cittadini la falsa informazione che la vaccinazione sia esclusivamente un espediente per arricchire le case farmaceutiche;
La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) ha valutato la possibilità di deferimento e di radiazione per i medici che si rifiutano di praticare la vaccinazione o che si prestano alla divulgazione di informazioni allarmistiche non suffragate da adeguato supporto scientifico;
sulla questione dell’ingresso a scuola di bambini non vaccinati si sono sviluppate negli ultimi mesi diverse polemiche a causa di provvedimenti locali che rischiano di generare ulteriori differenze tra diverse aree geografiche del Paese, oltre a quelle finora provocate dai diversi sistemi di assistenza. Un esempio è la proposta di introdurre il divieto di frequenza degli asili nido dei bambini non vaccinati che dovrebbe essere introdotto dall’anno 2017-2018 dalla Regione Emilia Romagna. Provvedimenti simili sono in fase di valutazione anche in Lombardia, Toscana, Marche e Sardegna.
Tutto ciò premesso, SI IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE
1) a divulgare con urgenza il nuovo piano nazionale delle vaccinazioni, promuovendo la collaborazione del personale comunale, con quello sanitario, delle istituzioni scolastiche, delle università e dei mass media, per promuovere la cultura vaccinale, mediante l’organizzazione di incontri con i genitori, convegni tematici, interventi mirati nell’ambito dei corsi di preparazione alla nascita, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e per informare gli adulti sulle vaccinazioni e sui richiami da effettuare nel corso della propria vita, anche attraverso l’operato del medico di famiglia, attivando un percorso di informazione permanente;
2) a intervenire presso la Regione e l’Azienda Sardegna Salute perché investano risorse per migliorare i servizi di prevenzione sanitaria e di adesione ai programmi vaccinali, anche per favorire la protezione di persone che non possono essere vaccinate per condizioni di salute che creano impedimenti o controindicazioni;
3) a valutare l’opportunità di promuovere provvedimenti atti a ripristinare un livello accettabile di sicurezza sanitaria, mediante il mantenimento di elevate coperture vaccinali, considerando la possibilità di modificare le regole di accesso agli asili nido con la previsione di condizionare l’accettazione dell’iscrizione alla pratica vaccinale;
4) a individuare modalità di disincentivazione del sostegno, diretto o indiretto, da parte dell’amministrazione comunale ai gruppi di oppositori alla pratica vaccinale (ad esempio non concedendo patrocini o spazi gratuiti per l’organizzazione di incontri con la popolazione);
5) ad implementare, in collaborazione con la Regione, il monitoraggio continuo dell’omessa vaccinazione (per dimenticanza, o per ragioni mediche, ideologiche, religiose, psicologiche, eccetera) allo scopo di identificare coloro che necessitano di essere incoraggiati verso un percorso vaccinale anche attraverso azioni informative specifiche, evidenziando eventuali insufficienze nella copertura vaccinale con particolare riferimento alle bambine e ai bambini;
6) a proporre l’estensione dell’obbligo vaccinale per quelle malattie che sono più rilevanti ai fini della tutela della salute pubblica (per es. Morbillo, Haemophilus Influenzae, Pneumococco, Meningococco B e C).