Verona, bar con scontrino e foto del Duce: “Vergognarsi? Lo facciano i corrotti”
Il “caso” del bar di Cerea pieno di oggetti che richiamano il ventennio fascista e dove sugli scontrini fiscali c’è anche la faccia di Benito Mussolini. Ma i proprietari, accogliendo anche i comunisti, assicurano: “Questo non è un ritrovo di destra”.
A Cerea, in provincia di Verona, c’è un bar che emette scontrini fiscali sui quali appare il volto del Duce Benito Mussolini. Il Caffè Armando è lì da 17 anni ed è frequentato da tutti, anche da ex comunisti. Come spiegato dagli stessi titolari alla stampa, quel locale non vuole essere un ritrovo di destra. Ma la notizia dello scontrino col Duce è balzata gli onori della cronaca nazionale ed è diventata un caso. Il locale è pieno di cimeli del ventennio fascista, dalle foto di Mussolini ai calendari e ad altri oggetti che in questo periodo si ritrovano accanto agli addobbi natalizi. Ma nessuno dei clienti, appunto anche i comunisti, sembra farci caso più di tanto. A parlare del perché di quei cimeli del ventennio sono le stesse proprietarie del bar, madre e figlia, che non hanno mai fatto mistero della loro fede politica. L’idea di stampare la faccia del Duce sugli scontrini sarebbe una vecchia usanza: ogni anno, infatti, per ricordare la marcia su Roma per tutto il mese di ottobre sulle ricevute appare il volto di Mussolini che poi normalmente a fine mese viene rimosso. Quest’anno erano in ritardo e, soprattutto alla luce delle polemiche, l’idea delle proprietarie sarebbe quella di riproporre quell’immagine sullo scontrino anche a Natale.
E a chi accusa il bar Armando di Cerea, le titolari rispondono che non hanno nulla da rimproverarsi. “Le cose per cui vergognarsi sono altre: si devono vergognare tutti quei politici corrotti che rubano e non pagano per i loro sbagli, non chi mette una foto del Duce al muro”. “Ho 53 anni, non c’ero ai tempi di Mussolini, come posso essere nostalgica? – ha spiegato la signora Maristella Finezzo– L’unica nostalgia che ho è per un’Italia che non c’è più, un Paese ordinato, dove regnava il rigore. Mussolini aveva iniziato bene, con le sue politiche familiari, previdenziali, di edilizia sociale. Poi è finito male, con l’orrore delle leggi razziali, la guerra. Come si può rimpiangere quest’ultima parte? Insomma, è un ideale quello che inseguo io, quell’ideale che va oltre la foto del Duce e i cittadini qui hanno saputo capirlo molto bene”.
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