Vescovi e politicanti
L'opinione di vittorio Guillot
Recentemente il segretario della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Nunzio Galantino ha detto: ’Mi pare che sia sotto gli occhi di tutti che ci siano due leggi elettorali, frutto del lavoro della magistratura. Non è normale un Paese in cui la magistratura detta tempi e modi all’amministrazione. Vuol dire che la politica non ha fatto il suo mestiere’. Non entro nel merito di queste affermazioni, sulle quali si potrebbe persino essere d’accordo. Piuttosto io, cattolico praticante, anche se un po’ghibellino, penso che sia giusto che i preti e la CEI esprimano i loro pareri su questioni morali ed approvino le idee, le leggi ed i comportamenti politici che sono in armonia con i principi del cattolicesimo e che condannino quelli che ne sono in contrasto. Questo è un diritto che una società libera e democratica deve garantire a tutti, anche a loro.
Pronunciarsi su queste questioni è, addirittura, un loro preciso dovere, legato al ruolo di Pastori di anime. In questa ottica, riguardo ai problemi annessi alla promulgazione della legge elettorale, avrei apprezzato moltissimo che la CEI avesse condannato, ad esempio, il fatto che tutti i partiti politici non mostrano di volere quella più utile all’interesse generale del popolo italiano, ma quella che favorisce il tornaconto di ciascuno di loro. Su questo aspetto della vita politica, invece, mons. Galantino ha taciuto. Per altro verso ritengo che la CEI, che è l’organo di governo dei vescovi italiani, non debba essere confusa con lo stato estero “Città del Vaticano” e con le vere o presunte responsabilità di questo in merito alle eventuali malefatte dei suoi organismi finanziari od alla sua eventuale mancata collaborazione con gli stati per stroncare la piaga dei preti pedofili.
Certamente i vescovi devono accettare senza esitazione le verità dogmatiche e morali insegnate dal Papa ed operare per l’evangelizzazione della società. In quanto guide dei cattolici non potrebbero agire diversamente. Agiscono bene, secondo me, anche quando, per tutti gli aspetti di natura economica e, direi, ‘ temporale’, evitano di comportarsi e di apparire come la cinghia di trasmissione degli interessi dello stato Vaticano. Ciò detto, anche se riconosco a tutti il diritto di espressione, non digerisco il comportamento della CEI e di tanti preti quando utilizzano il loro ruolo per intromettersi in questioni tecnico-giuridiche o di semplice tattica politica.Credo, addirittura, che in questi casi agiscano fuori dalla loro sacra missione e mi pare che, se si pronunciano su faccende in cui non hanno specifiche competenze, rischiano di far apparire la stessa Chiesa come organo di ‘parte’ e, con ciò, Le procurino dei danni madornali.
Un po’ come successe, alcuni secoli fa, ai tempi di Galileo, quando vollero dare una connotazione di verità religiosa e teologica alle loro convinzioni scientifiche. Per carità, pure in questo caso, anche a loro, come a qualsiasi cittadino, deve sempre essere assicurata la libertà di dire ciò che vogliono. Il fatto è che, così, riducono la loro funzione alla opinione, appunto, di un qualsiasi cittadino e le loro esternazioni equivalgono a quelle di un qualsiasi Grillo, Salvini, Boschi e politicanti vari. A me, in altre parole, pare che, così sviliscano la loro sacra missione e ciò mi dispiace.