Villa Maria Pia, un progetto mai finito

Braccio di ferro tra la società Orn-Est e il Comune

È stata fissata per il prossimo 28 febbraio la sentenza  che  il  Tribunale di Sassari è  tenuto a emettere nei confronti del Comune di Alghero, chiamato in causa dalla società Orn-Est s.r.l. per inadempienze contrattuali. La vicenda riguarda Villa Maria Pia e i lavori di ristrutturazione eseguiti dalla società algherese dopo avere partecipato a un bando regionale, risalente al 1999, riguardante investimenti sul patrimonio pubblico. D’intesa con il Comune la società Orn-Est predispose un progetto per la ristrutturazione e la messa a regime della villa.

L’idea era quella di avere un Orto Botanico (con ingresso a ticket, da inserire nel circuito dei giardini monumentali italiani), il recupero e risanamento dell’intera palazzina (ex Colonia Penale) con la realizzazione al suo interno di un ristorante, quindici camere disposte nei piani superiori, un’ala della struttura dedicata al servizio museale e congressuale, pertinenze esterne arredate e allestite per poter accogliere visitatori sia dell’Orto Botanico che del punto di ristoro e pernottanti. “Insomma, si trattava di un progetto “polifunzionale”, che avrebbe racchiuso al suo interno iniziative legate all’accoglimento dei visitatori e  associazioni del mondo della botanica  (e quindi ecco la relazione con l’Orto Botanico e le sue varie essenze), alla valorizzazione del rinvenuto reperto storico denominato “Cripta Aragonese” o “Tomba del Cavaliere” situata nel parco, iniziative legate al mercato turistico-ricettivo con l’accoglimento nella propria sede di circa 28-30 ospiti pernottanti nelle 15 camere e iniziative legate anche il servizio di ristoro e arte culinaria, tramite il proprio ristorante per quelli che dovevano essere i visitatori delle varie attività che sarebbero dovute nascere all’interno” sottolineano dalla società Orn-Est.

Progetto che venne peraltro finanziato dalla Regione con quasi 3 miliardi di vecchie lire ma che necessitò di due varianti economiche. L’Amministrazione Comunale con proprio contratto siglato il 17 maggio 2007, si impegnava a proprie spese sia per il completamento dell’Orto Botanico entro il 31 dicembre dello stesso anno, che per la realizzazione della sala museale.  “Questi punti focali, richiamati dal progetto originario, avrebbero permesso, oltre alla stabilizzazione del personale per una apertura dell’attività di 12 mesi, anche all’incisivo inserimento nel mercato economico-ricettivo” sottolineano dalla società. Nonostante vari solleciti all’amministrazione per adempiere agli impegni, tuttavia, questi non vennero mantenuti. Motivo per il quale nel 2009, pur non avendo completato il progetto ma avendo tra le mani l’uso della sola foresteria e del punto di ristoro con le sole 15 camere, la Soc. Orn-Est (che nel 2008 a seguito di nullaosta regionale venne convertita da Coop. a S.r.l.) ottenne la prima autorizzazione all’esercizio, da rinnovare di anno in anno.

“Negli anni si sono susseguiti ben 8 dirigenti all’ufficio demanio,  2 commissari prefettizi e  3 sindaci, tutti sufficientemente posti al corrente del grave problema,  al punto che, per una vera questione di tutela, la Soc. Orn-Est non ha potuto esimersi dal tutelarsi e a seguito dei ripetuti tentativi di sollecito per il completamento del progetto, nell’anno 2015 ha indetto una causa civile per danni , per i soli primi 5 anni. Il fallimento del progetto ha inciso negativamente anche nelle casse della società gestore che con rilevanti perdite ha continuato il ruolo intrapreso e gli impegni trascritti con  l’Ente Finanziatore (RAS) il quale potrebbe addirittura chiedere che venga reso l’intero finanziamento, in quanto il progetto non è mai decollato” denuncia il Direttore di Villa Maria Pia, Marcello Meloni. Sta di fatto che, a oltre dieci anni di distanza, il bilancio di Orn-Est è questo: mancata realizzazione dell’Orto Botanico, fulcro principale del finanziamento, dell’area museale e dell’area congressuale, il mancato utilizzo delle 5 camere per 30 giorni l’anno, il mancato raggiungimento dei livelli occupazionali, la mancata incidenza dell’attività economica. “A tutto questo si aggiungono le perdite di esercizio e gli interessi passivi che fanno chiudere i conti dei primi 5 anni con un conto a carico dell’ente pubblico di circa due milioni – afferma Meloni – E ancor più grave non sono mai trascorsi i 10 anni di gestione con fini di redditività e occupazione a giustificare l’investimento pubblico speso”. Da qui la decisione di Orn-Est di rivolgersi agli avvocati per chiedere un risarcimento pari a tutti gli anni di gestione, alla manutenzione e alla sorveglianza a una struttura che non ha prodotto alcun utile.

 

26 Ottobre 2018