Voci d’Europa, si chiude il festival internazionale di musiche polifoniche
Quest’anno si sono alternati corali ed ensemble di fama internazionale che hanno dato vita ad un tour concertistico per la Sardegna, da Porto Torres a Olbia, da Bancali a Putifigari, da Bosa a Santa Maria Coghinas e Castelsardo, fino all’aeroporto di Olbia e Alghero
Si è conclusa domenica 17 settembre la XXXIV edizione del festival di musica polifonica Voci d’Europa. Un evento unico nel suo genere che ogni anno si ripropone al pubblico rinnovato, impreziosito, ricco di appuntamenti di alta qualità artistica. Quest’anno si sono alternati corali ed ensemble di fama internazionale, che hanno dato vita ad un tour concertistico per la Sardegna, da Porto Torres a Olbia, da Bancali a Putifigari, da Bosa a Santa Maria Coghinas e Castelsardo, fino all’aeroporto di Olbia e Alghero. Un messaggio di note e storia della musica, sul filone della contemporaneità. Monteverdi diventa il collante tra corali molto diverse tra loro ma allo stesso tempo unite da anni di esperienza, dal sapiente uso dello strumento vocale. La maggior parte di questi coristi hanno vinto premi internazionali e presentano concerti in tutto il mondo.
La musica polifonica è ancora così di nicchia? Forse si, ma il Coro Polifonico Turritano, che ha ideato Voci d’Europa, ha scommesso su una vera rivoluzione. Aprire la musica polifonica al pubblico, uscire dalla chiesa, arrivare a tutti. Lo ha dimostrato la scelta coraggiosa, in barba all’acustica, che li ha portati a cantare alla Casa delle farfalle a Olmedo, alla casa circondariale di Bancali, all’Antiquarium di Porto Torres, e in altre location poco usuali per questo genere di musica. “La scommessa è stata vinta, io ci credo” Sono queste le parole della presidente del Coro polifonico Turritano Maria Maddalena Simile, parole pronunciate sin dall’inizio del festival, che nella giornata conclusiva di domenica hanno trovato finalmente grande conforto e assenso per un successo annunciato e vissuto appieno.
Scelte forti e coraggiose anche dal punto di vista artistico, che hanno trovato nel direttore Laura Lambroni, terreno fertile. Giovane talentuosa, la Lambroni ha osato coniare Monteverdi con la contemporaneità, presentando sul palco corali anglosassoni come gli Apollo 5, accostandoli alla contemporanea perfezione e sincronia vocale del Coro Ut. Osare con grande ingegno, questa formula è stata la chiave del successo. La serata finale, magistralmente condotta da Pinuccia Sechi, è stata la consacrazione della musica polifonica corale. L’ensemble Ut ha proposto un repertorio variegato, cantando prima sull’altare, poi tra le navate della basilica, poi nella cripta. Esperimenti vocali di grande impatto emotivo, quello che il maestro Lorenzo Donati ha voluto trasmettere agli spettatori. Della musica fa parte il silenzio, come le pause, come le salite e le discese di voce. Un modo per aprire l’anima e liberarla dalla rigidità del mondo.
Domenica si è concluso ufficialmente il festival, con il concerto Finale della Scuola Superiore per Direttori di Coro di Arezzo alla Chiesa della Consolata a Porto Torres e con il Coro laboratorio: UT Insieme Vocale-Consonante per un Seminario Corale sempre a cura del Maestro Lorenzo Donati. Una conclusione degna di un festival internazionale, che lavora già per il prossimo anno e non mancherà di regalare momenti di altissimo livello musicale in tutta l’isola.