Volete il morto in diretta: 60 malati di sla mettono l’ultimatum: pronti a morire

Non vi erano dubbi, questo è l’epilogo che Salvatore Usala, malato di Sla, aveva preannunciato quando si era piazzato davanti al palazzo della Regione qualche mese fa, quando la De Francisci l’aveva incontrato promettendo un intervento rapido. Ora lo scandalo non si può tollerare. “Solo promesse” gridano i malati e le famiglie degli assistiti. La lettera indirizzata al governo è a firma di Usala,ed è come se ci fosse scritta la parola ultimatum: “Se entro il 29 settembre non otteniamo un incontro con rappresentanti qualificati, il 22 ottobre cominciano lo sciopero della fame”. Nuovamente, l’ennesimo schiaffo morale che aumenta l’indignazione verso un paese insensibile alle problematiche sanitarie e socioassistenziali. Qui si parla di lotta alla sopravvivenza e questi malati sanno di dover morire, in un modo o nell’altro. Perciò non hanno nulla da perdere, anzi. La loro battaglia se non servirà a loro personalmente, punterà i riflettori sull’atteggiamento scandaloso dei vertici. In sintesi questo dicono: “Chiediamo un incontro entro il 29 settembre, con i rappresentanti qualificati del Governo e devono essere almeno i sottosegretari dei tre ministeri interessati alla nostra vertenza. Quindi l’Economia, il Lavoro e la Salute. Faremo un presidio permanente, giorno e notte a partire dal 22 ottobre 2013. Senza risposte attueremo lo sciopero della fame in loco e almeno 60 malati gravissimi digiuneranno a casa. Forniremo l’elenco dettagliato”.

“Attueremo una campagna mediatica senza precedenti: il rischio del morto in diretta è un richiamo formidabile, in particolare con malati in barella”. “E se non bastasse – va avanti Usala – attueremo lo sciopero della sete con morte certa in 48 ore. C’è il rischio concreto che l’Italia diventi la vergogna d’Europa”. Parole scioccanti che fanno paura anche solo a sentirle. Questo deve far riflettere chi lassù dovrà mettere la mano sulla coscienza. L’esasperazione porta l’uomo a non avere più orecchie per ascoltare parole prive di contenuti. I malati di Sla chiedono: assistenza domiciliare adeguata alla gravità del caso, fino a garantire la presenza, vigile 24 ore su 24, senza differenza fra Regioni. “I fondi devono andare direttamente ai disabili-scrive Usala nella sua lettera-, senza intermediazioni. Va garantita la libertà di scelta per chi decida per il ricovero nelle residenze sanitarie assistite (Rsa, e simili); l’assistenza deve essere assolutamente svincolata dall’Isee famigliare”. Per i malati di Sla è imprescindibile anche “il riconoscimento economico e previdenziale del cosiddetto Care Giver, anche ai fini di un prepensionamento per lavoro usurante”.

16 Settembre 2013